Marcello Garzaniti
L'idea della Russia in Italia attraverso la sua tradizione religiosa e i suoi santi
La diffusione della cultura russa in Italia, sia in ambito accademico, sia soprattutto in campo politico, si sviluppa all'interno di un ampio dibattito, che anche dopo il crollo dell'Unione Sovietica non è riuscito ad affrancarsi dallo scontro ideologico che risale ai tempi della guerra fredda. Rimane del tutto in ombra, se si escludono gli addetti ai lavori, un altro aspetto, altrettanto importante, che ha contribuito in modo decisivo a far conoscere la storia e la cultura russa nel nostro paese: gli studi sulla tradizione religiosa russa e i suoi santi. Per rilevarne la significativa portata sarebbe sufficiente ricordare la notevole diffusione in Italia degli scritti spirituali di santi e monaci russi o la familiarità del più vasto pubblico con le icone russe[1].
Non potendo approfondire tutti gli aspetti del cristianesimo russo e più in generale slavo-orientale, mi limiterò a considerare le principali pubblicazioni apparse in Italia nell'ultimo cinquantennio che riguardano la chiesa russa e i santi russi. Sarà possibile solo accennare alle principali traduzioni dei pensatori religiosi russi e agli studi loro dedicati, cui si dovrebbe dedicare una speciale ricerca. Ne emerge un panorama, che rivela la presenza costante nel panorama culturale italiano della riflessione sulla chiesa russa e i suoi santi e il suo determinante contribuito alla conoscenza della cultura russa in Italia. Allo stesso tempo si potrà rilevare l'interessante evoluzione, verificatasi negli ultimi decenni in Italia in questa riflessione, ma anche l'esistenza di diverse interpretazioni del cristianesimo orientale.
Ci sia concessa qualche parola sui prodromi dell'interesse in Italia della tradizione religiosa russa. All'indomani della Rivoluzione russa la conoscenza dell'ortodossia russa conobbe uno straordinario sviluppo, grazie alla testimonianza di numerosi esuli, ma la chiesa russa non era sconosciuta nel nostro paese. Si potrebbe far riferimento, risalendo solo a qualche anno prima, all'opera di A. Palmieri, vero e proprio pioniere in questo campo, a cui si deve un ponderoso saggio, pubblicato a Firenze, dal titolo La chiesa russa: le sue odierne condizioni e il suo riformismo dottrinale (Palmieri 1908). Negli anni seguenti la fondazione a Roma nel 1917, per iniziativa di papa Benedetto XV, del Pontificio Istituto Orientale, contribui in modo decisivo a far conoscere in Italia tutto l'Oriente cristiano, ma in particolare la Russia, attraversata oramai dai rivolgimenti della Rivoluzione d'ottobre.
All'indomani della Seconda guerra mondiale emerse, tuttavia, un'ulteriore ragione di interesse per la Russia e la sua tradizione religiosa. L'Italia, appena uscita dal ventennio fascista, vedeva molti intellettuali (anche cattolici) aderire con entusiasmo al comunismo sovietico, che politicamente aveva esteso la sua influenza fino ai confini dell'Italia. Si era aperto uno scontro ideologico, in cui la Russia acquistava, ancor più che in passato, un ruolo di straordinaria rilevanza. Nell'ambito del cattolicesimo italiano era fondamentale rileggere la sua storia e soprattutto la sua tradizione religiosa, mostrando le tragiche conseguenze della trasformazione della "santa Russia" in un regime ateo che, con un'espressione ormai famosa di Pio XII, aveva ridotto la chiesa "al silenzio".
In questa prospettiva era di fondamentale importanza studiare l'ortodossia russa, di cui erano testimonianza non solo monaci ed ecclesiastici, ma anche pensatori e scrittori religiosi. Se ne fece carico per primo, su ispirazione di Giorgio La Pira, don Divo Barsotti, che nel dopoguerra a Firenze pubblicò il Cristianesimo russo (Firenze 1948). Si trattava di una risposta "mistica" alla diffusione del comunismo, che Barsotti, animato dalla medesima fiducia di La Pira nella "conversione della Russia", delineava con queste parole: "In Cristo Oriente e Occidente non sono due mondi divisi; rappresentano piuttosto due civiltà… destinate a completarsi nella Chiesa una" (Barsotti 1948, p.I). In questa visione la Russia, nonostante l'esperienza del comunismo e dell'ateismo di stato, conservava nella sua identità nazionale, la propria speciale vocazione alla santità, che presto o tardi si sarebbe nuovamente manifestata. Lo dimostravano in primo luogo le figure dei santi, che avevano costellato la sua storia, segnandone le diverse epoche.
In questa atmosfera si colloca la prima traduzione dei Racconti di un pellegrino, che Barsotti, pubblicò l'anno dopo con il titolo Relazioni di un pellegrino da un manoscritto del monte Athos (Firenze 1949). A partire da allora questa opera ha avuto una serie stupefacente di nuove traduzioni ed edizioni che ne fanno quasi sicuramente l'opera russa più diffusa nel nostro paese negli ultimi cinquant'anni. L'ultima edizione a cura di A. Mainardi di Bose è uscita poche settimane fa[2].
Proprio a partire dall'attività di Divo Barsotti si può seguire la scoperta dei santi russi in Italia, la cui conoscenza divenne un aspetto fondamentale della Russia. Ne costituirono tappe importanti il volume del gesuita di origine russa Ivan Kologrivov, Saggio sulla santità in Russia, che riuniva le lezioni di "spiritualità russa", tenute al Pontificio Istituto Orientale (Kologrivov 1955) e l'opera I mistici russi di Sergej Bol'akov (Bolshakoff 1962).
Non mancava comunque l'attenzione verso i pensatori e i filosofi religiosi russi. Già nell'immediato dopoguerra era uscito il saggio del gesuita B. Schultze, Pensatori russi di fronte a Cristo (Schultze 1947-1949), pubblicato in tre volumi sempre a Firenze, dall'editore Mazza, in cui si rileggeva la storia della cultura religiosa "russa" attraverso una serie di brevi biografie, da Skovoroda a Čaadaev fino a N. Berdjaev e V. Ivanov[3].
Nella generale atmosfera di scontro ideologico con il comunismo appariva necessario evidenziare lo stato di persecuzione, a cui la chiesa russa e le altre confessioni religiose, soprattutto le comunità unite a Roma, erano sottoposte dal regime sovietico sul piano politico, sociale e culturale. Se ne occuparono i gesuiti del Pontificio Istituto Orientale, con i saggi raccolti nel volume Il cristianesimo nell'Unione sovietica (Vries de 1948), pubblicato nella collana "Documenti e studi di espansione cristiana".
Il maggiore contributo scientifico dell'epoca alla conoscenza della chiesa russa si deve di nuovo a un gesuita del Pontificio Istituto Orientale, A. Ammann. Nel 1948 usciva la Storia della Chiesa russa e dei paesi limitrofi, che, ripercorrendo le tappe principali del cristianesimo slavo-orientale, si proponeva di "capire la religiosità russa" (Ammann 1948, p.VII). Come ebbe a osservare uno dei più acuti storici italiani dell'Europa orientale, A. Tamborra, lo studioso tedesco seguiva uno schema storiografico, che in realtà non si distingueva molto dalla storiografia russa e sovietica, in cui la riunificazione degli slavi orientali nell'Unione Sovietica realizzava l'idea della "pan-russia originaria". Lo studio di Ammann, più tardi pubblicato in una nuova edizione in tedesco, è diventato uno dei punti di riferimento della riflessione sulla chiesa russa. La sua opera fu proseguita al Pontificio Istituto Orientale da J. Krajcar, a cui si deve il volume, che raccoglie i documenti slavi relativi al Concilio di Ferrara-Firenze (Krajcar 1976) e da S. Senyk, autrice di una nuova storia della Chiesa nella Rus'-Ucraina, di cui è uscito per ora soltanto il primo volume (Senyk 1993; si veda anche la recensione Garzaniti 1992-1993).
Negli anni della guerra fredda le contrapposizioni ideologiche finirono, tuttavia, per determinare l'orientamento della pubblicistica. Mettendo in secondo piano lo studio della tradizione religiosa, in ambito cattolico ci si concentrò soprattutto sulle persecuzioni operate dal regime sovietico, sulla compromissione delle gerarchie ecclesiastiche con il regime, e ci si impegnò a far conoscere le forme di resistenza e di martirio dei cristiani nell'Unione Sovietica. In questo ambito hanno svolto un ruolo di enorme importanza il Centro Russia cristiana con la sua rivista e le sue pubblicazioni che il medesimo centro curava presso la casa editrice Jaca Book, fortemente impegnata allo stesso tempo in una riflessione sulla rivoluzione russa e sul marxismo[4].
Solo negli anni successivi il Centro Russia Cristiana fondava La casa di Matriona, dal nome dell'omonimo racconto di A. I. Solenicyn, dedicata espressamente al cristianesimo in Russia[5]. Nelle sue pubblicazioni si può riconoscere la stretta relazione che fin dagli anni settanta si è sviluppata fra il movimento di Comunione e Liberazione e il fenomeno del dissenso russo, anche in polemica con la Ostpolitik vaticana, accompagnata da una vivace presenza in Russia che talvolta ha suscitato le preoccupazioni del mondo ortodosso.
Negli anni che seguirono il Concilio Vaticano II riprese, comunque, a svilupparsi in Italia un interesse per la tradizione religiosa e spirituale dell'ortodossia, che in qualche modo prosegue la riflessione, inaugurata da Barsotti, ma che rispecchia sostanzialmente l'orientamento del cattolicesimo italiano, promosso soprattutto da G. Dossetti. Si guardava alla chiesa ortodossa come testimonianza dell'antico modello di collegialità, cui la Chiesa cattolica cercava di tornare con il Concilio Vaticano II e la concomitante apertura ecumenica. Un ruolo particolarmente importante è stato svolto in questo ambito da E. Bianchi e dalla Comunità di Bose. Agli inizi l'interesse per la tradizione religiosa russa si è manifestato nelle numerose pubblicazioni promosse da Bianchi presso l'editore Gribaudi. Successivamente, quando presso il monastero di Bose, venne fondata l'editrice Qiqajon, si è sviluppato un vero e proprio programma editoriale, incentrato sulla riscoperta della tradizione monastica del cristianesimo orientale, in cui la Russia ha sempre giocato un ruolo centrale.
Grazie alla collaborazione con Nina Kautschisvili, già docente di lingua e letteratura russa dell'Università di Bergamo, sono stati organizzati a Bose una serie di convegni annuali, che oltre a rappresentare un appuntamento importante fra le gerarchie ecclesiastiche ortodossa e cattolica, riuniscono specialisti di fama internazionale intorno a tematiche fondamentali di storia della Chiesa russa e di spiritualità monastica, anche se queste iniziative, pur con qualche eccezione, rimangono sostanzialmente estranee al mondo accademico italiano[6]. Le grandi figure monastiche da Feodosij a Sergij di Radone, da Nil Sorskij a Silvano del Monte Athos sono state oggetto di approfondita riflessione a Bose.
Il lettore italiano può comunque conoscere questi personaggi anche attraverso i diversi "manuali di spiritualità" e le antologie, come pure attraverso diverse enciclopedie, uscite negli ultimi decenni. Si pensi,in particolare, alla grande impresa della Bibliotheca Sanctorum, la maggiore enciclopedia europea sui santi, pubblicata da Città Nuova (Bibliotheca Sanctorum 1961-1969). In questo ambito ha svolto un ruolo importante T. pidlík, gesuita del PIO, che sulle tracce del suo maestro I. Hausherr, ha cercato di rileggere la tradizione russa nel più ampio contesto della tradizione orientale e che proprio per i suoi meriti nel dialogo fra l'Oriente e l'Occidente è stato eletto cardinale (2003). Moltissime sono le sue pubblicazioni, che sono apparse anche in lingua italiana. Si deve ricordare innanzitutto la sua antologia I grandi mistici russi (pidlík 1977).
In ambito accademico fu Tamborra a indicare all'inizio degli anni settanta la necessità di approfondire alcune linee di ricerca, che in realtà solo in parte sono state seguite. A suo parere era necessario approfondire le influenze ucraine nella chiesa ortodossa, capaci di mediare la tradizione romana in Russia; era importante, inoltre, studiare le influenze protestanti; erano necessari nuovi approfondimenti sulla questione dell'Unione di Brest attraverso i personaggi e la ricostruzione della storia delle idee. Lo studioso, recentemente scomparso, si dedicò piuttosto a studiare i rapporti fra la santa sede e la Russia, a partire dai tempi di Pietro il Grande, illustrati con dovizia di particolari nell'ampio saggio Chiesa cattolica e Ortodossia russa (Tamborra 1992). Queste ricerche negli archivi italiani e pontifici non hanno trovato adepti, se si esclude l'opera di G. Croce, che operando presso gli Archivi vaticani ha potuto attingere direttamente alle fonti.
E' stato, però, il millenario del battesimo della Rus' nel 1988 a rappresentare l'inizio del rinnovamento degli studi sul cristianesimo slavo-orientale. A questo evento sono stati dedicati importanti congressi internazionali, organizzati a Ravenna e Roma, con la partecipazione dei maggiori esperti internazionali[7]. A partire proprio dalla fine degli anni ottanta numerose sono state le ricerche condotte in questo campo, anche se la maggior parte, è apparsa nelle riviste specialistiche e non ha raggiunto il grande pubblico. Proprio per colmare questa lacuna in ambito pubblicistico era uscita la mia monografia, che offre un panorama sintetico del cristianesimo slavo-orientale (Garzaniti 1988). Mi piace ricordare che la sua presentazione inaugurò a Mosca la sezione di "Storia del cristianesimo" nell'Accademia delle Scienze.
Nell'ambito della ricerca storico-culturale sul cristianesimo slavo-orientale occupano un posto di particolare rilievo le ricerche condotte da C. G. De Michelis e da L. Ronchi de Michelis sulla presenza del protestantesimo in Russia, cui hanno fatto seguito altri studi, in parte ancora in pubblicazione di più giovani studiosi, che si occupano di riformatori ed eretici in area slavo-orientale all'inizio dell'epoca moderna. Questa linea di ricerca sarebbe in qualche modo inspiegabile, se non si ricordasse l'importante contributo di studiosi italiani, a partire da D. Cantimori, allo conoscenza della "dissidenza religiosa" in Europa. Non si deve dimenticare che nell'area polacco-lituana trovarono rifugio alcuni riformisti italiani, che parteciparono attivamente al movimento antitrinitario, cui più tardi si unirono alcuni transfughi dalla Moscovia[8].
Più in generale si dovrebbero menzionare in ambito accademico molti studi sulla letteratura della Rus' e della Moscovia, che hanno contribuito a far conoscere il retaggio cristiano degli slavi orientali, apparsi in gran parte in riviste specializzate, ma anche all'estero[9]. Ci limitiamo a ricordare innanzitutto La letteratura russa antica, a cui R. Picchio lavorò negli anni cinquanta (Picchio 1959), quando fu per qualche tempo professore all'ateneo fiorentino[10].
In questo processo di riscoperta e di recupero della tradizione religiosa della Russia, nel solco della riflessione di G. La Pira, hanno giocato un ruolo importante i Seminari internazionali di studi storici "Da Roma alla Terza Roma", che dal 21 aprile 1981 si tengono in Campidoglio a Roma, organizzati su iniziativa di P. Catalano e di P. Siniscalco, sulla base dell'accordo con l'Accademia delle Scienze dell'URSS (oggi di Russia). Nel corso dei seminari si è svolta un'approfondita riflessione sulla comune eredità giuridica e religiosa dell'Occidente e dell'Oriente europeo, da Roma attraverso Costantinopoli fino a Mosca[11]. Una più recente eco dell'attività di La Pira è l'uscita del volume Giorgio La Pira e la Russia, in cui non solo si ricostruiscono i rapporti del sindaco di Firenze con la Russia, culminati con il famoso viaggio del 1959, ma si approfondiscono le tematiche principali della sua visione della Russia, che La Pira aveva già cominciato a elaborare negli anni immediatamente successivi alla Rivoluzione d'ottobre: Mosca - città santa, il Concilio di Firenze, Massimo il Greco (Garzaniti, Tonini 2005).
Un capitolo a parte dovrebbe essere dedicato alle ricerche sui rapporti fra il Vaticano e l'Unione Sovietica, condotte in Italia soprattutto sulla base degli archivi italiani (o vaticani)allo scopo di ricostruire la Ostpolitik vaticana. Ad essi si sono dedicati alcuni eminenti storici della chiesa italiani (Riccardi 1992, Melloni 2000). In particolare si segnalano le iniziative del Centro di Documentazione - Istituto per le Scienze Religiose, fondato a Bologna da G. Dossetti, che in occasione dei 450 anni del concilio di Ferrara-Firenze ha organizzato un importante convegno nei luoghi che videro la prima partecipazione della chiesa russa a un'assise ecumenica e successivamente un colloquio internazionale sul significato del Concilio Vaticano II in Russia[12]. E' interessante osservare che in Italia negli ultimi anni non sono state fatte ricerche specifiche sui cattolici in Russia, ma sono solo apparse diverse traduzioni, per lo più edite dalla Casa di Matriona[13].
Nell'ambito del pensiero teologico e filosofico russo, su cui non possiamo soffermarci, molto si è tradotto. Si deve menzionare in particolare la versione italiana del volume di G. Florovsky, a cura di P. C. Bori, Vie della teologia russa (1987), che era stata preceduto dall'antologia, curata da Bori e P. Bettiolo, contenente una serie di testi sulla religione in Russia prima della rivoluzione d'ottobre, dal radicalismo tolstojano fino all'ebraismo (Bori, Bettiolo 1978). Si segnalano ancora le numerose traduzioni di P. Evdokimov, S. Bulgakov[14], N. Berdjaev e V. Solov'ev e di altri pensatori russi, che hanno contribuito a rendere familiari questi autori nella riflessione filosofica e teologica in Italia[15].
Si deve cosi constatare che negli ultimi cinquant'anni non solo l'interesse verso la chiesa russa e i suoi santi non è diminuito, ma al contrario si è via via ampliato, pur prendendo direzioni diverse. Emergono, infatti, orientamenti assai diversi nella trattazione del cristianesimo slavo-orientale. Da una parte si è affermata un'interpretazione in chiave carismatica e antisovietica, che volge soprattutto la sua attenzione al pensiero religioso e alla letteratura, dall'altra una lettura in chiave spiritualista ed ecumenica, che valorizza la testimonianza dei santi e gli scritti spirituali. In questi orientamenti diversi si rispecchiano certamente le diverse anime del cattolicesimo italiano. In ambito accademico si sono approfondite alcune importanti pagine di storia religiosa russa, spesso con approfondite ricerche scientifiche: dalle origini del cristianesimo della Rus' all'influenza del protestantesimo fino alla questione della Terza Roma. Rimangono ancora dei desiderata, gli auspici di Tamborra, che invocava uno studio più attento della questione fiorentina e dell'Ucraina, ma soprattutto rimane ancora irrealizzata in Italia la formazione di studiosi del cristianesimo slavo orientale, che ancora oggi, pur nell'ampio numero di cattedre di storia del cristianesimo, non annovera alcuno specialista.
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Notes:
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